Paese dei baloch n.2:

in questo post ho raccolto le mie impressioni e qualche info sulle vie che abbiamo salito. sono informazioni bibliografiche, mescolate a impressioni cul campo. lo scopo è al solito quello di fornire qualche sparuta luce nella nebbia per chi volesse avventurarsi sui sentieri a volte poco frequentati di cui si racconta in queste pagine.

questo è la seconda di 3 sezioni:

1. è il racconto per sommi capi, lo trovate qui;
2. questa con i commenti e suggerimenti e consigli tecnici sulle vie che abbiam fatto;
3. se riesco qualche considerazione un po’ più filosofica, pensieri che mi bazzicavano per la testa saltando da un masso granitico all’altro. (coming *aperiodically :D)

Tredenus

via degli amici
al Corno delle Pile
G. Ducoli, M. Taboni; luglio 1992
380 m VI+,R3, II, TD+/ED-
bella via sulla fessurosa parete del corno delle pile. noi abbiamo aggiunto un tirello sotto divertente sulla sx per evitare il nevaio. dopo il bel primo tiro evidente si perder un po’ a causa delle numerose fessurine. in via non c’è gran chè,a ma si trovano chiodi sparsi. roccia sempre ottima. difficioltà abbastanza omogenee sul V/V+. occhio a non finire sulla sacchi minessi che anche lei fa fessurine li in giro, idem per la via dei brenesi. in alto crestina e discesa solita come per tutte le vie: doppietta o prati verticali, e poi via circa in orizzontale verso nord, fino a beccare l’altra doppia nei pressi di un canale incassato. bella, merita un giro.
relazione

via giovani formiche
Gemello settentrionale di T.
Taboni e soci, inizio anni ’90
300m VII, R2, II, ED- (invento io)
primi tiri del diedro delle tartarughe (occhio al detrito di grosse dimensioni sul fondo del diedro nei primi tiri facili!!) quindi si vede la fila di chiodi del primo tiro delle formiche che è un bel bastoncello. il duro ristabilimento iniziale obbliga a grande padronanza se si vuole rinviare il primo chiodo in spalmo senza tirare, poi invece si scala tutto bene: placca bella sostenuta su tacchine e conchette, ben chiodata. anche sopra non molla, le difficoltà scendono ma ci sono dei bei passetti e una placchetta in cima da non sottovalutare. roccia sempre top level, linea curiosa, anche lei merita assolutamente un giro. discesa come sopra identica, si esce 10m a sx fam.
relazione

via del gran diedro
Cima sett.le di tredenus
Brancaleone Zasso, agosto ’82
V, R2, II, D
breve e divertente itinerario comodissimo dal bivacco, in realtà è una chicca anche lui: una variante piccante sulla sx del primo tiro nel diedro svaso lo rende un po’ più piccante, poi due tiri di diedro perfetto molto bello e comunque neanche così banale, per quanto non difficile, quindi l’ultimo tiro dove si può scegliere tra il diedrone super figo ancora, oppure delle fessurine perfette a sx dove ci si può sbizzarrire a incastrare e fare in diversi tratti qualche bel metro di incastro puro appoggiato su roccia eccezionale, una rarità! :D bel giretto insomma, per tempo incerto o come mezza giornata per quando si sale.
per scendere o si sale la cresta direz sud ancora qualche tiro, oppure dalla cuspide si scende con una doppia lato nord ai massi a lato del forcellino, incastro di corde in basso quasi sicuro ma si risale a piedi a sganciarle senza problemi.
relazione

Val adamè

via mille splendidi soli
al coster di cima poia
Gianni Tomasoni e Sibilla Bariani 07/14 settembre 2013
270 m 7a max (6a+ obbl.) S2/I
via a spit sul coster, di comodo accesso (o dal sentiero n.1 traversando, oppure dal basso seguendo ometti). aderenza spietata su alcuni tiri, altri piu divertenti e vari. noi non l’albbiam finita causa meteo. comunque carina, ambiente solare, attrezzatura da palestra. valido ripiego.

relazione

via sogni di baku
al corno gioià
gianni tomasoni e co. anni ’10
350m 6a+(5c obb) S2 (invento io)
altra via del gianni tomasoni, sempre coi solidi fix inox luccicanti. qua l’ambiente è già più montagnoso, e l’avvicinamento più lunghetto, ma molto bello e segnato con ometti. la via è tranquilla e tutta molto ben attrezzata, può essere utile portarsi un paio di friend per un tiro in alto, e magari un micronut per il passetto in placca sotto, ma per il resto ci sono spit ovunque. scalata divertente, placcosa sotto, più varia in alto e ingaggio basso, consigliata per un giro plaisir a far gamba, in bell’ambiente. tutto sommato meritevole.

via l’ultima tentazione
all’anticima del corno di grevo
Rino Ferri e angiolino paroletti, inizio anni ’90
VII/A0 450m ED- (loro dicono TD+) R2 S3 I (!!)
gioiellino dei fratelli ferri, questa linea l’ho trovata superaltiva e questo giudizio mi è stato confermato (“una delle più belle che ho fatto in adamello”, mi disse il leo al telefono dopo averla fatta la settimana dopo!). linea super estetica, e roccia sempre eccezionale: dalle placche fessurate dei primi tiri ai muri lavoratissimi in alto. arrampicata sempre sostenuta, per quanto mai estrema, e molto divertente. spendo due parole in più sulla descrizione visto che girano leggende su questa via, forse da alimentare forse da sfatare.. :D
attacco: risalito il ripido nevaio (occhio che l’è n pè!) si sale un diedrino leggermente accennato che obliqua a sx, per prendere una cengina vs dx e salire sul “gradino” di cui parla la relazione (20m in tutto? si può fare direi slegati senza problemi, cmq da valutare): c’è uno spit a mano alla base.
il primo tiro è effettivamente una bastonata. è il più duro probabilmente della via ed è lungo e sostenuto. al primo spit c’è un passetto di aderenza spietata, in parte azzerabile, e poi su senza pietà per fessurine e blocconi (delicato ma solido) con alcuni singoli non facili. poi molla un po’: il secondo tiro inizia con una fessura perfetta da sdulferare e poi si continua con risaltii e placchette divertenti per diversi tiri su difficoltà non elevate, fino alla cengia.
qua c’è il tiro duro/A0, che è un diedro strapiombante dove effettivamente bisogna salire e proteggersi, fino a un chiodo che si può usare per tirarsi su (come ho fatto io) oppure si passa in libera ma duretto. c’è un caminetto con uscita dura (spit) e poi molla e il diedro successivo è pura libidine di incastro di mano per una buona quindicina (?) di metri. poi ancora senza mollare ma non estremo si scala tutto lo sperone, e gli ultimi tiri invece salgono ste incredibili placche lavoratissime dove non penseresti mai e invece riesci addirittura a mettere tranquillamente dadi nel granito non fessurato!
materiale in parete qualcosa c’è: le soste originali ci sono tutte e sono tutte ottime con sempre un buon chiodo e a volte anche uno spit (sulle prime ci sono purtroppo luccicanti spit scollegati tra loro sparsi intorno alle soste originali, immagino dal soccorso?). sui tiri, anche, qualcosina si trova, dove serve c’è tutto e soprattutto si può aggiungere roba benone senza problemi praticamente ovunque. io consiglierei di portare una serie, magari coi piccoli e poco più. chiodi noi ne avevamo 8 (ahaha!), ma ho messo giusto un lametta psicolgico e basta, superflui alla progressione, valutate voi se utili al vostro cervello (al mio sono sempre molto utili :D).
discesa dall’altro lato, abbassarsi sul prato fin dove si riesce, tenendo la dx faccia a monte, quindi con una doppia (lasciato cordone su masso incastrato, se siete fortunati lo trovate) si arriva sul sentiero che scende al forcel rosso.
nel complesso una bellissima via, abbastanza comoda, che offre una scalata di alta classe e livello, su roccia ottima, lasciando il piacere di proteggersi. concezione modernissima per una via dei primi anni ’90, assolutamente meritevole di diventare una classica moderna della valle e del massiccio.
relazione:

Val di fumo

via sogni erotici
alla Sud del Carè Alto
f. salvaterra e m. pellegrini, settembre 2011
VII, TD, V, 500m
bella via anche questa, che vince per linea molto logica questa “sud” del carè alto. ambientone e scalata classica con tratti anche abbastanza sostenuti nella prima parte, dove is segue un’evidente fessura molto logica, mentre sopra le difficoltà calano e si continua per pilastri e paretine. roccia quasi sempre bella, e scalata meritevole. ambiente grandioso, in un misto di isolamento, grandiosità e pace.
fa parte della via anche il lungo avvicinamento (noi siam saliti dalla val di fumo, allungando parecchio credo). la parte finale per quanto secca non è banale e mi sento di consigliare un paio di ramponi a testa e magari anche una picozza: il ghiacciaietto è parecchio in piedi e di ghiaccio vivo e c’è veramente parecchio detrito sulle cenge sotto l’attacco. la parete prende sole presto la mattina e inziia a scaricare abbastanza presto dai canali laterali, meglio essere alla base prestino. la realzione è buona: ci si perde un po’ in alto, ma non può essre altrimenti essendoci tratti di percorso non obbligato, comunque il pilastro con la fessurina si trova e l’utlimo tiro merita di essere fatto.
la discesa anche fa parte del giro e se si sale dalla val di fumo, ma direi anche dalla vla san valentino (?) è assolutamente consigliabile la cresta sud ovest (cresta degli alpini): con visibilità buona in un’oretta e mezza tranquillamente si raggiunge il passo delle vacche senza pestar neve (nel nostro caso lamneo, a inziio a agosto. a inizio stagione non so). è una cresta attrezzata in tempo di guerra dagli austriaci e di fatto si presenta in forma di ferrata vecchio stile, con fil di ferro e gradini, e qualche cavo d’acciaio agigunto in seguito. parrebbe anche abbastanza frequentata e sul terminare c’è il bivacco segalla, potenzialmente utile per emergenza o per la notte se si scende in giornata la cresta. (non risulta invece conveniente il bivacco come base per la salita in quanto bisogna o ridiscendere fino al passo delle vacche o scendere il canalino ghiaioso parecchio ripido fino al ghiacciaietto, cosa che non parrebbe agevole a prima vista, è un parere).
altra possibilità per la discesa è la cresta “cerana” ci cui parla la relaizone, che il Pericle sacchi non consoceva evidentemente.. :D o meglio la conosceva probabilemnte con altro nome, ossia credo sia la cresta est, ma verificate questa info.
per la logistica tenere comunque in conto che si alzano le nebbie sulla cima praticamente tutti i giorni d’estate e la discesa dal carè non è così semplice visto che è un dedalo di crestoni, e se si scende dalla normale bisogna passare credo sul ghiacciaio.
zone per bivaccare ce ne sono parechie nei pressi dell’anticima sud o verso la cima forse meglio ancora con alcune strutture delle guerra come riparo.
nel complesso una bella avventura in puro stile grand course, col suo avvicinamento, la parete, la discesa. non è finita finchè si mettono i piedi sul sentiero. bella da fare col bivacco in vetta a una delle montagne simbolo del’adamello, ma anche da fare in giornata per cordate allenate di gamba e che conoscessero la montagna per scendere.
relaz:
relazione

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