Civili così civili

civili così civili

questo post nasce da una storiella vera che potrebbe apparire buffa e ridicola, e che a raccontarla effettivamente mi ha fatto ridere un sacco; però sotto sotto trapelano anche tristezza e pessimismo per il genere umano, quindi leggetevela ridendo però con l’occhio critico attento.

partiamo quindi dalla storiella, dai fatti.

parte prima: what happened.

quest’estate con filo si è deciso di organizzare una girata per crode (presto il relativo post, stay tuned!! work in progress :D). l’idea era stare qualche giorno in quota, quanto più possibile in autonomia, e scalare. senza programmi precisi, l’idea era una ventina di giorni, alla fine sono stati 19. è andata benone e ne parlerò nei dettagli in uno (o più :D) post(s) ad hoc.

la preparazione del giro ha richiesto il suo impegno, che si è per lo più sobbarcato filo, mentre io ero in ballo con esami e storie. prevedeva l’organizzazione della logistica, in particolare per quanto riguarda il cibo. questo sarebbe (ed è) stato portato in alcuni punti strategici sul percorso, permettendoci al contempo di non portare a spalle tutto il peso, ma di non dover scendere mai alla civiltà. il cibo è stato scelto sulla base di principi nutrizionali ed etici, molto più che di gusto (ahah, scherzo dai, mangiavamo benissimo alla fine!). comunque, a parte gli scherzi, uno dei criteri era che non ci fossero confezioni difficili da smaltire, in quanto avremmo dovuto portarci i rifiuti, non organici e non cartacei, appresso fino alla fine.

un altro criterio era quello dell’abbondanza (proposto da filo e approvato da me): volevamo poter mangiare sempre abbondantemente (fin qua tutto bene), quindi portare piu cibo del previsto e quello che fosse avanzato lasciarlo nei bivacchi dove eravamo ospiti: lasciare cibo alla montagna, per rimpinzarla di vita (qua ero già piu scettico (chili in più da zainare nei trasporti) ma alla fine mi sono convinto! :D).

questo era il piano. in realtà ci è poi andata ancor più di lusso: abbiamo avuto la fortuna di essere visitati da amici e conoscenti durante la nostra permanenza, che ci rifornivano puntualmente di cibarie fresche e leccornie, riducendo così il nostro “isolamento”, ma in maniera assai gustosa ed evitandoci l’impatto diretto con la civiltà: il supermercato o chi per esso.

non solo, potevamo in questa maniera anche sfruttare questi visitatori per portare a valle i rifiuti, cosa che non abbiamo mancato di fare e per la quale ancora dobbiamo ringraziare tutti! anzi, questo ci ha permesso di prenderci pure il lusso di continuare in una pratica quotidiana elementare che lo stare in giro in quota in autonomia avrebbe reso problematica: quella di raccogliere i rifiuti degli altri e ripulire la montagna.

fin qui tutto bene! (sic! ahah!) che succede poi? che, per un malinteso con uno dei nostri visitatori/trasportatori, un secchiello di platica di yogurt (usato in primis per portare 3 chili di ottima polenta km0, un regalo portato da altri amici, grazie!) contente una bombola di gas consumata e credo poc’altro, rimane sotto un sasso nei pressi della prima delle nostre tappe: la conca di tredenus. non abbiamo capito bene se il nostro socio si è dimenticato o non ha trovato il sasso sotto il quale era nascosta l’ordigno, fatto sta che (qui lo dico e qui lo nego) sicurmanete non era in malafede. in ogni caso questo secchiello di spazzatura è rimasto in loco fino alla fine del nostro giro. questo terribile rifiuto era poi nascosto sotto un sasso particolare, vicino a un pratino dei cavalli, lasciato li in maniera che il nostro compare il giorno successivo, scendendo, potesse incontrarlo senza problemi.

Il nostro secchiello, insomma, diventa rifiuto abbandonato per i bricchi, finchè viene ritrovato e portato a valle gentilmente.

ma occhio, fin qui tutto bene ancora! l’asino casca nel momento in cui un personaggio, neanche il ritrovatore del residuo contaminante, scrive il seguente post su un noto social network. mister x (di qui in poi chiameremo “mister x” costui per generalizzare le riflessioni postume), posta utilizzando una pagina istituzionale del clubalpinoitaliano della valle, che non sto a riportare [della quale probabilmente si sente la personificazione?], dove compare pure il nome di uno storico alpinista camuno, che solo vedere vicino al nome del suddetto personaggio mi fa rabbrividire! (si rivolterà nella tomba! :D). poi, però, firma col suo nome (che oscuro per disinteresse nel farne una questione personale).

Ora, brevemente, in questo post, come evidente, ci sono due punti chiave, allo stesso tempi tragicomici, ridicoli e tristissimi:
a)lui è IL BUONO, e qua niente da dire (solo forse da ridere, concedetemelo ahah!)
b)i CATTIVI sono:
1.incivili prima volta;
2.palesemente colpevoli (!! ahahahah!! :D :P)
3.non sanno apprezzare e rispettare la montagna (:D:D)
4.incivili seconda volta!

effettivamente adesso che scrivo mi viene solo da ridere, e lo sto trovando veramente ridicolo e basta, mi verrrebbe da smettere di scrivere perchè mi sembra che già da se parli da sola la foto, se volete limitarvi alla parte divertente potete finire qua. :P

ma come il buon pirandello con la vecchia imbellettata, finita la risata ci può stare che la riflessione sia amara, dietro, e che vi sia del marcio oltre l’apparenza. e cos’è alla fine fb se non pura apparenza?

volevo quindi provare, a freddo, a scrivere due riflessioni che mi ha suscitato, più o meno a caldo, questo post. sottolineo come l’obbiettivo di queste righe non sia sicuramente rispondere, perchè non mi sembra assolutamnte ci sia nessun bisogno, ne tantomeno sputtanare qualcuno, me ne guardo bene, anzi, proprio per questo ho scelto di cancellare il nome dell’autore e dell’istituzione, per quanto poi siano pubblici e per i curiosi credo basti una ricerca google.

invece no, appunto. come sempre in questo blog, volevo provare a scrivere due cose perchè mi hanno fatto riflettere, queste righe condite di vanità e semplicismo, e fare dei pensieri curiosi ed interessanti, che credo possano avere un valore abbastanza generale, ben oltre questo piccolo e stupido fatto, legato a una piccola persona. mi hanno fatto riflettere davvero sul perchè e sul percome delle cose che uno fa e, addirittura!, sul concetto di civiltà.

parte seconda: what is curious about it.

come dicevo in incipit ce ne andammo per monti con l’idea di stare lontano dalla civiltà quanto più possibile. stare nei monti, che sono la nostra prima o seconda casa. molto alla thoreau parrebbe, beh, ognuno cerca in qualche maniera di imitare i propri miti di sempre. però invece che piantare fagioli, l’idea era piantar chiodi, e mangiare lenticchie. :D

step 1. primo livello di ragionamento: uno che prende e se ne va dalla civiltà è un incivile? beh, in un certo senso forse sì. il prefisso “in” è negativo (esprime negazione): ha valore di cancellare o di negare o di distruggere la civilità? non so con che accezione fosse usata (probabilemtne con nessuna, ma solo come una parola a caso :P) in ogni caso è interessante pensare che probabilemnte in tutte e tre le accezioni mi sembra di ritrovarmi pienamente. :D scappare dalla civiltà che ti fa lavorare tutti i giorni della tua vita, per starsene, per quanto possibile un po’ nei monti. negare la civiltà, impossibile negare l’evidenza, però cancellarla e dimenticarla un po’ dalla propria vita perchè no? non era forse proprio questo il nostro obbiettivo? e distruggerla? beh, anche distruggerla, credo non ci sia arma migliore che l’esempio. e non c’è esempio come prendere e andare a fare ciò che ti piace e ti fa stare bene. quindi insomma, sto termine lo ha azzeccato il nostro personaggio!? forse poteva usare “A”civili? mi sarebbe piaciuto di più. avrebbe sicuramente dimostrato un minimo di senso critico e fantasia linguistico/semantica, ma comunque già il complimento ha avuto la sua efficacia.

step 2. cos’è la civiltà? tranquilli non vuole essere un saggio antropologico, sono un povero ingegnere (per quanto potrei avere un ampio supporto dal fronto umanista ahah! ;P). ma qua, dico, nel piccolo, cos’è la civiltà in questa storiella? la civiltà oggi è l’apparenza. tornando a pirandello la società è chi ti fa imbellettare. chi ti fa il lavaggio del cervello e ti convince che per essere nel giusto devi essere o fare qualcosa. e oggi devi essere un teatrante, devi apparire in un modo, fare certe determinate cose, ma soprattutto mostrare di farle. devi sembrare. devi apparire.
senza entrare nel, peraltro interessantissimo discorso dell’io “staged”, ne tantomeno in discorsi astratti sulla natura della coscienza, rimanendo terra terra, è lapalissiano come il terreno di gioco per eccellenza della società dell’immagine siano i social network.

credo e spero di star raccontando evidenze: il libro delle facce è prendere la vecchia di pirandello, toglierle il contesto sociale intorno e mettere solo la sua faccia isolata anche dal contesto, che è ciò che potrebbe per sbaglio indurti la riflessione critica ed amara. (se lui non si fosse accorto che la vecchia era di fato vecchia non avrebbe pensato che era fuori luogo il suo trucco)

si da al caso che in questa situazione, tornando al suddetto fatto di cronaca nera, quel retroscena sia, ahimè, assai chiaro e arcinoto, (mentre invece non lo era la facciata finta!! a dimostrazione di ciò io sarei caduto dalle nuvole e mai mi sarei accorto di quello sputtanamento inventato e gratuito se non me l’avessero segnalato gentilmente: allora forse sono davvero abbastanza incivile da non farmi gli affari degli altri su fb, che bello!! ;D). ed è da questo dato, ossia dalla realtà tanto distante dalla facciata finta della realtà virtuale, che appunto nasce il secondo step di riflessione: beh, il personaggio è perfettamente civile, su questo non ci piove. così civile che non solo usa un social network per esprimere il suo profondo dissenso, addirittura lo fa con la copertura di una pagina paraistituzionale. (ancora una volta civiltà uguale istituzioni, che bello! :D). [non entro poi qua nel tema dell’inutilità e dannosità delle istituzioni, andrei fuori tema.] sottolineo solo come sia triste che la pagina usata sia proprio quella di una scuola di alpinismo che invece rispetto profondamente per molte persone che conosco e che, a differenza di questo personaggio, fanno un gran bel lavoro, andando in montagna invece di sparare cazzate su internet e facendo così di quella sezione cai una scuola cai esemplare, della quale io stesso fui allievo vivendo un’espereinza umanamente molto bella.

riassumendo un civilissimo paladino della dell’immagine usa un social network per ribadire la sua appartenenza al mondo di finzione scrivendo cose che sono perfettamente consone (in quanto.. non stanno ne in cielo ne in terra :D come vedremo) per screditare agli occhi di quella stessa civiltà falsa chi da quell’arena cerca di scappare in cerca di autenticità. bello, fila!

step 3. se la civiltà è oggi l’apparenza, scavando sotto può esservi quindi distanza dalla realtà. in questo caso non solo si tratta di distanza, si tratta proprio di un salto a piè pari. qui sta la cosa più struggente, il giudizio gratuito. questa persona dice di essere “palesemente sicura” del fatto che queste scorie siano state lasciate volontariamente. (è scritto lì, nel post andate a rileggerlo!! giuro! ahah! ;D). ora, che questo incredibile atto di sabotaggio della civiltà di abbandonare dei rifiuti in un posto di passaggio sia una mossa geniale che porterà a breve al declino della civiltà occidentale non c’è dubbio! ;D dubbi possono rimanere su quali altre prospettive potrebbe aver avuto come obbiettivo questa azione (di protesta contro i massi che erano duri? o contro il sentiero che era troppo in salita? o forse contro i cavalli che ci brucavano i sacchi a pelo, beh dai, quest”ultima la più plausibile.. :D).

resta però che mister x poteva benissimo contattarmi e chiedermi se per caso avessimo saputo che li c’era quella roba, e perchè fosse li, se avesse voluto. sono certo del fatto che la possibilità ci sia stata: addirittura un amico si era offerto gentilmente di fare da tramite se a X fosse per caso interessato contattarmi. insomma, se avesse voluto avrebbe potuto, non c’è dubbio. e non l’ha fatto. non gliene fregava minimamente insomma, parrebbe, di capire cosa fosse successo. o soprattuto di provare a verificare quella verità assoluta che lui conosceva, ovvero “le nostre intenzioni!” (come vederemo anche in seguito probabilemnte aveva acceso diretto a qualche file di registro della nostra mente dove sono registrate le intenzioni!! :D)
e ancora, non poteva sfiorarlo neanche al curiosità di indvestigare perchè ci fosse quell’abominevole secchiello di polenta. di provare a capire il problema e risolverlo. no. non gli interessava neanche giocare al gioco del giornalista, indagare, scoprire l’arcano e il colpevole e soprattutto “la verità”, e poi farsi profeta e pubblicare la sua versione dei fatti misteriosi, scoperti. no, assolutamente. quello che c’era sotto proprio era l’ultimo dei problemi. l’importante era avere le prove e il colpevole. eccole, le foto che compaiono li sotto. si è dimenticato il nastro dell’antidroga, poi sono perfette foto militari, di quelle che usa la polizia per l’articolo sul giornale quando arresta qualche poveraccio che si coltivava la sua ganja. ho le prove, ho gli strumenti (la password dell’account della scuola cai), posso fare la mia pubblica denuncia e divenire celebre. un paladino della giustizia. anzi no, scusate, della “CIVILTA’!”.

step 4. approfondendo un po’ rimangono due temi chiave, un po’ più profondi e complessi, e sono le ragioni che hanno spinto il suddetto a fare ciò che ha fatto, e il tema del giudizio.
perchè uno dovrebbe farsi paladino? perchè è quello che la nostra civiltà di merda oggi ti impone. non solo essere un bravo bambino. ma soprattutto farti vedere tale agli occhi degli altri. anzi, del bravo bambino chissenefrega. basta l’immagine! “mi raccomando, a casa puoi drograti, però poi esci con la camicia e le scarpe lucidate!” quindi ok, la prima causa che mi viene in mente, ma parlo di questo caso per parlare ovviamente in generale, è la vanità. farsi belli. e non si è mai abbastanza belli.

ma perchè allora farlo con la pagina dell’istituzione però? fatti bello da solo con il tuo nome no? beh, avere un pubblico più ampio e soprattutto la copertura morale. però poi mettere il nome per il riscontro pubblicitario. chiaro. una strategia forse neanche elaborata troppo ma sicuramente vincente. e l’accettazione sociale, anche. cazzo sì, sputtanando quegli incivili, non si può che essere “più civile della media”!! (ahahah!! brao! ;P)

ma allora mi viene quasi il dubbio che forse.. forse forse.. più uno scrivendo cose si allontana dalla realtà.. non è che forse c’ha la coscienza sporca uno che scrive male gratuitamente di qualcun altro? si sente di essere bravo e bello ma non riesce a dimostrarlo alla società! cazzo mi dispiace. se devo essere sincero, di questo mi dispiace. perchè spesso è vero, quando te ne vai per monti a volte fai cose belle che non verranno pressochè mai riconosciute da nessuno. e se non ti basti, se non sei capace di renderti conto da solo che quello che fai è bene, è giusto, è positivo; se hai bisogno dei mi piace su facebook allora si, il mondo della montagna è crudele. puoi raccoglierli con fotine carine, oppure, forse ancora più efficace in questo modo. ma che tristezza. eppure c’è chi, e fino all’altro ieri, senza internet la gente lo ha sempre fatto, riusciva a vivere bene anche senza l’apporvazione sociale del social network. e continuava ad andare in montagna. un amico parlerebbe di selezione naturale: non reggi una vita senza supporters virtuali, non sei fatto per la montagna. magari ci liberermmo di diversi problemi forse, e il mondo montano sarebbe piu bello e puro!
invece per il momento continuano a esistere queste scappatoie. e se sono forse efficiaci, sono anche indubbiamente tristi. restando alle soluzioni ai problemi di autostima è interssante considerare come l’idea dell’essere il portatore della verità, ma non solo, anche il suo esecutore possa facilemente scadere nella logica dello sputtanamento gratuito, e si finisce veramente male. basti pensare a quelle società ipercivili come quella neozelandese o australiana, dove ti denunciano per ogni cagata e via, sei li tutto il tempo su internet a sputtanare gente e ti dimentichi di andare in montagna!! ah osti, vuoi che allora forse qua c’è nascosto un’altra piccola causa? mi è venuta scrivendo riguardo il tempo! già, brutta bestia, potrebbe essere l’invidia. ebbene si, come era noto che eravamo stati qualche tempo, e al contempo è noto che la fottuta civiltà poi ti ruba il tempo anche per respirare, perchè devi lavorare sempre, allora magari anche un briciolo di invidia rodeva al nostro mister x? perchè noi eravamo stati in giro a spassarcela? bo, in generale comunque, sui social il tema invidia, e “io ce l’ho più grosso” è un fantasma che si aggira e che fa disastri più grandi di quello che ci possiamo immaginare. (qui lo ipotizzo e qui lo dico senza basi ma su osservazione personale..)
un altra delle cause che potevano giocare in favore dell’idea di scrivere questo sproloquio potrebbe essere l’ignoranza. ma l’ignoranza no, in questo caso non gioca. per quanto io sia di quelli che considerano in generale l’ignoranza una colpa, (la butto li, non entro nel dettaglio), questo è uno di quei casi. e addirittura non la ritengo tale, anzi! potremmo chiamarlo forse ignoranza volontaria ecco. ma se so e fingo di non sapere e anzi, non voglio sapere, allora no, mi spiace, non ti guadagni neanche l’attenuante di essere ignorante.

step 5. e proprio questo tema mi fa entrare nell’ultimo livello, quel sul giudizio. sono stato qualche giorno in toscana recentemente con un amico, e parlavamo molto del tema del giudizio. del giudizio/pregiudizio. di come sia sbagliato e come porti male (bad vibes) nel mondo. e di come sia quasi sempre dovuto alla mancanza di comunicazione. nei nostri discorsi si parlava di un livello alto di mancanza di comunicazione, quando si ragiona a livello di organismi intelligenti che però devono comunicare sensazioni complesse, stati d’animo, emozioni e pensieri intrecciati e confusi, oltre che complicati. quando trasmettere l’informazione è difficile per la difficoltà di decodificarla. e allora a volte non si comunica, si spera che l’altro capisca, nascono malintesi e se si fondano dei giudizi su dei malintesi nascono le cattive vibrazioni. ora, non è questo il caso, assolutamente. qui la mancanza di comunicazione, come detto, è una scelta e quindi va condannata de todo modo. girando invece la frittata emerge un fatto curioso, che ci da, almeno credo, la dimensione e il livello del discorso di chi scriveva quello sproloquio, ed è quella frasetta: “IN MONTAGNA NON C’è POSTO PER CHI NON SA APPREZZARLA E RISPETTARLA PRONFONDAMENTE”.
ancora una volta mi viene parecchio da ridere, perdonatemi, effettivamente mentre scriveva queste righe doveva essere lui stesso molto divertito oppure non le ha rilette, se no avrebbe messo quantomeno qualche faccina ahah!!! :D
effettivamente potrebbe essere benissimo una cattivissima imitazione di un post twitter di salvini, ma anche salvini stesso penso si offenderebbe. comunque, continuiamo e proviamo un secondo a leggere questa roba. ne evidenziamo 4 elementi:
1- la montagna è di mia proprietà e io decido arbitrariamente chi entra e chi esce e scrivo delle regole!! ahahahah!!
2- non c’è posto (ahaha! ma l va n gir o chè!?) ahaah!
3- apprezzarla! apprezzare è un verbo che si riferisce a una sensazione provata dall’individuo stesso: ah, come prima, ancora una volta ha avuto accesso alla mia memoria delle sensazioni (proprio quella difficile da comunicare)!! dovrebbe scrivere a elon musk che è lì un po’ in difficoltà col suo progetto sull’AI (artificial intelligence)(qui per approfondimenti, molto figo, dei bravissimi wait but why: https://waitbutwhy.com/2017/04/neuralink.html).
4- rispettare la montagna!! aspetta, prima mi parla di civiltà, e fin li tutto bene. adesso invece un individuo a caso, con sopra il nome di un’istituzione che di boiate sul tema del rispetto della montagne ne ha scritte a valangate, senza minimamente specificare cosa intende, si lancia sul tema del rispetto! [non entro nel merito, non è il caso assolutamente ahah!!)

questi punti pensavo di commentarli uno a uno ma rileggendoli mi sembra davvero inutile, penso parlino effettivamente da soli! anzi, si potrebbe riassumere in una pretesa di onnipotenza (dal totale controllo degli spazi del mondo, fino al controllo e conoscenza delle sensazioni degli altri, che vita!! ahah!! :D), o forse invece semplificare nel delirio scatenato dalla mania sensazionalisitica della società dell’immagine di cui parlavamo prima. spero sia quantomeno l’occasione per qualcuno di riflettere su chi ha accesso alla password di un account istituzionale. :D ( e temo e spero che presto gli cambieranno la password ;D)

step 6 o conclusione.
queste righe le ho scritte perchè questi pensieri mi avevano incuriosito. da un lato la tranquillità di essere nel giusto e di essere tranquillo e di amare quello che si fa, che in effetti questa storiella mi ha ribadito e fatto apprezzare quanto chi non ha questa fortuna deve penare ogni giorno, per raccontare a se stesso (o alla civiltà stessa di essere nel giusto); poi il discorso sui social, che è il solito discorso trito e ritrito, ma che a dimostrazione di tutto torna ogni giorno più lapalissiano; e tra tutti anche l’idea del rapporto con la civiltà, quello è stato curioso. citando a memoria un testo dei tre allegri che mi sembra suonasse qualcosa come: “Civili così civili, // per sentirci un po’ più liberi?”. liberi? da cosa?

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Stellaluna e il Censimento dei camosci

una schermata di 3b meteo con un sole e due mini nuvolette: marte e mercole? non c’è neanche bisogno di specificare l’oggetto, già sappiamo!

osti, siam scesi da pochi giorn ie questo vuol già tornare in salarno. pota, per me anche lune e marte, gli rispondo. ci ho pensato un attimo in realtà. però la risposta è uscita naturale, come se non potessi rispondere diversamente. e così ci ritroviamo di nuovo a fabrezza, su per i tornanti. siamo io, Filip, che proponeva in incipit, e alla combric(c?)ola si aggiunge lo sherpa Filo, che arruoliamo per farci da portabagagli, nonchè cuoco di ottime zuppe di acqua di clusone e fiocchi d’avena con frutta secca e qualche prugna.
trotterelliamo fino al prudenzuni senza fretta e arriviamo sul far della notte, ci accampiamo poco piu avanti nei prati spinosi della morena e ci addormentiamo in un’atmosfera mistica e surreale, con nubi che gironzolano, avvolgendo le guglie granitiche.

all’appuntamento mattutino delle 5 il nostro eroe filip, dopo essersi fatto intimidire dai racconti del rifugista rino la sera prima, arriva un po’ titubante. chiamano una vaga possibilità di temporali in zona adamello e noi ci siamo dentro a pennello. cheffare che non fare, risolviamo per un piano b, comunque dignitosa: stellaluna. altra via del rivadossi, che più gente ci ha consigliato, più corta, e un pelo più tranquilla, ma comunque ingaggiosa. arranchiam su per il sentiero fino alla base, con molta calma, sperando di coincidere così con l’arrivo del sole, che invece sarà per tutt oil giorno offuscato dalle nebbie.

ed è con questo panorama intorno, di nebbie che vengono e vanno, in questo cirolo glaciale del cornetto, che attachiamo questa sfilza di placconate, che il fiuto placconaro del rivadossi aveva saputo individuare.


e la firma è, ormai lo stiamo imparando, garanzia di qualità. roccia eccezionale e linea direttissima. ai primi tiri piu vari, seguono i mari di pietra dei tiri in alto, dove bisogna farsi dei bei viaggioni su queste plache lavoratissima, dove non mancano mai gli appoggi per i piedi, ma spesso mancano le fesufe pre proteggersi, e quindi bisogna andare, anche 15 o 20 metri, alla ricerca della prossima protezione, che magari si nasconde tra la nebbia, o magari appare, faro nella notte per noi ciurma allo sbando alla ricerca di uno scoglio dove infilare un microfriend.

il martello ha piacere a cantare, per aggiungere o per ribattere, e ci fa sempre piacere. la scalata è veramente eccezionale e in men che non si dica, o meglio, con la calma di chi va pian oe lontano, sbuchiamo sulla vetta che non è una vetta, bensì una finestra con vista pian di neve!

pausetta al giannantoni a fare il materiale e decidere il da farsi e via si riparte: scartiamo il piano inziale di fermarci li a dormire per due motivi fondamentalmente: 1. la fede poltiica antisfratti che ci fa risparmiare i due echi che hanno vistosamente occupato il bivacco e non sono èer nlla intenzionati a mollare neanche una brandina; 2.il timore di ricreare quella che filo teme piu di ogni altra situazione in montagna, quella della noia, che gli ricorda sophie in tenda che gli urla che non è venuta li per aspettare sveglia e senz far nulla che torni il beltempo (;D).
quindi gambe in spalla e ramponi ai piedi, so amò na òlta verso il nostro baricentro culturale, ossia il rifugio prudenzini, prezioso riferimento per chiunque in qualche modo bazzichi il paradiso verticale salarnico.

alla faccia dell’ora proposta dal rivadossi per fare passo saalrno rifugio, dopo diverse interminabili ore di cammino (scherzo! ma non troppo ;D) raggiungiamo la nsotra meta, e ci attende una delusione non da poco: non c’è la crostata, bensì la solita torta mandorle e noci e yogurt, o qualcosa del genere. buonissima, per l’amor del cielo, ma siamo dei tradizionalisti della crostata e quello era il pensiero che ci ha fatto scendere fino a lì, oltre alle due ragioni sopraelencate. comunque ci adattiamo, e iniziamo a fare piani per il giorno seguente, aspettando il minestrone e rino per chiedergli consigli. la conversazione spazia e ci troviamo a discutere non solo dei soliti discorsi dell’inutilità salvifica di portarsi un piantaspit, se non anche della malattia del turismo di massa, che consuma le montagne, infettandole dal punto di vista ambientale e non solo, soprattutto distruggendone l’anima socioeconomica, creando flussi di denaro destinati esclusivamente all’industria del lunapark montuoso delle piste da sci e del turista occasionale, fondamenta di sabia pronte a crollare il giorno in cui la moda vorrà far girare verso altri lidi il cittadino in cerca di svago istantaneo alla sua vita alienata. finalmente arrivano il minestrone e rino, che ci diletta con le sue foto parapendistiche e ci spiega un po’ come arrivare a quello che alla fine è il nostro obbiettivo di domani: una montagna della quale ancora adesso non abbiamo bne capito il nome!! potrebbe essere il monte lendeno, potrebbe il corno di bos, in principio sembrava quasi fosse il “Segone di gana” (ebbene esiste e si chiama così!). comunque siamo convinti e affascianti, tanto che fuori viene il diluvio e io e filo abbiam fuori tuta la roba che si prende una bella lavata. e non solo gli scarponi, anche le pareti se la beccano. che fare domani? mah, andiamo con calma ma andiamo lo stesso!
io e filo senza sveglia non ci svegliamo, fortuna filip dopo colazione viene a sbrandarci alle 8, e in qualche mdoo ci mettiamo in moto: staolta si parte in discesa, que raro!

non c’è un sentiero che arrivi in sto posto, quindi dobbiamo improvvisare: l’intuito però gioca dalla nostra parte e troviamo addirittura degli ometti. seguiamo le pietraie e ci ritroviamo sotto la parete individuata il giorno prima in qualche scorcio tra le nebbie: da sotto sembra veramente figa! diverse linee naturali la solcano e abbiamo colo che l’imbarazzo della scelta. ci sono però sti strapiombi a metà parete che sembrano una bella incognita. la linea che avevamo pensato in primis si rivela infatti bile evidentemente da sotto. dove andare? non sappiamo se ci siano linee già salite, ma non dovrebbero. filip è scettico sugli strapiombi, anche se c’è una bella linea di camini che sembra passare. stiamo propendendo per una linea di fessurine sulla dx, quando alla fine invece, non si sa bene perchè decidiamo di andare diritti verso quei camini.
filip si occuperà delle placche sotto, io dei camini, filo delle provviste (:D). e così attacchiamo. parte lui, con un bellissimo diedrino tecnico che sirivela un vero gioiellino, delicato e non banale, ma ben proteggibile. già canta il martello, e ci piace un sacco. l’ambiente è grandioso, con i laghi verdissimi sotto di noi, guglie bizzarre a sorvegliarci, e di fronte tutta la maestosità di quelle pareti granitiche che tanto abbiamo anelato e sognato e scalato.
secondo tiro proviamo la piu logica: diedtro erboso sulla linea dei camini, ma è super pieno di troppa erba, “ahn ahn, prova di nuovo!” provo allora io piu a sx, a vedere se si riesce a beccare sta fessurina-diedro che si vede e, yeah, si passa, e di lusso: arrampicata elegante e roccia eccezionale: esce un bel tiro vario con un passetto in placca, una bella lama da sdulferare, un diedrino fessura, una scaglia e poi una lamona e diedrino.

woow! sosto su un triangolo di prato alla base di un diedro perfetto, ma durissimo da scalare: no problem, siamo arrivati qua per traversare e raggiungere i camini.
allora daglie col traverso, che ha un divertente passetto sbilanciante e finalmente ci siamo: “la grande chimenea”! le ostie di filo che non riesce a togliere i chiodi dalla sosta sono presto sostituite da quelle per il passetto sbilanciante e quindi via, su per il caminone.
la roccia è sempre eccezionale, anche se nel camino qualche lama, specie sapendo che non vi è probabilemnte mai passato nessuno, va tirata con la dovuta cautela. con arrampicata aerea e delicata, ma mai difficile superiamo la prima parte dei camini, quindi ancora un passsetto delicato e una bellissima scaglia porta sulla dx a un terrazzino per sostare fuori dalla line adei camini: purtroppo nel mio delicato ravanare una corda ha fatto cadere un microsassolino tagliente che ha beccato filippo su una mano!


si riparte e la vetta si avvicina, ancora un tirello, che si rivelerà il più duro, dove per superare un paio di punti ostici, perchè strpiombanti e bagnati, tocca ricorrere alle fessurine della placca adiacente il camino: son li a ravanare, parecchio incriccato, alla ricerca del nut giusto che mi salvi la vita quando sento giù in sosta: (immaginare spiccata cadenza bergamasca)”teh, riesci a tirar fuori i cereali?”. vi risparmio le ostie che mando giù in amicizia, esco in qualche modo dal duro con l’aiuto di toppe d’erba e fantasia et voilà, eccoci sulla crestina giusto all’uscita del camino! finalmente può partire filo al comando della cordata che va all’attacco della vetta, un po’ spaesato, con tutta la ferraglia e presto siam su e ci facciamo il fatidico selfie col bos. :D

per scendere abbiamo addocchiato verso dx facciaa monte e scendiamo per pratini erbosi fin dove si riesce quindi un paio di calate e siam agli zaini. tolto l’imbrago inziia il viaggio tra i massi di granito che stile videogioco ci riporta abbastanza in fretta alla diga. due parole col guardiano, incuriosito dalla nostra meta non convezionale e poi giù, giù giù giù.. do cazzo era sta fabrezza che ogni volta semrba si allunghi un pezzo sta valle? lo zaino pesa ma neanche troppo, vuoi che abbiuam mangiato le provviste, vuoi che una bella girata completa come questa ti riempie dentro, e ci ripensi e ci ripensi e non pensi troppo allo zaino nè ai tornanti di cemento, che maledetto chi li ha cementati!



info tecniche:
via Stellaluna TD+, VII-, 350m 8L rivadossi rossetti settembre ’00
direttissima alla cresta tra cornetto e bivacco jannantoni

bellissima via, molto placcosa. il rivadossi steso la propone come possibile futura classica della valle al posto di granitomachia. secondo noi potrebbe benissimo meritarselo, ma la disanza dalla civiltà la lascerà probabilmente un gioiellino riservato a chi ha voglia di salire quell’oretta in più di avvicianamento. i tiri di placca sono spaziali, leggermente piu facili di granitom., ma in generale l’assenza di protezioni fisse rende il gioco molto più interessante: bisogna inventarsi non solo la strada, am anche le protezioni, figo figo figo! la roccia è eccezionale su tutto l’itinerario e l’attacco si trova facilemente relazioen alla mano. consigliata!

via Censimento dei camosci, per il camino di sx della parete nord est del corno di Bos.
TD+, VII-, 230m, 6L, filo-filip-tappa 5/7/17

questa via è potenzialmente una prima salita, ho provato a disegnare una relazione qua sotto. la via è veramente bella e meritevole: segue una linea super logica e supera la parete uscendo in vetta, con arrampicata varia e divertente su roccia sempre ottima (occhio solo a qualche lama nel camino). è una parete sicuramente non frequentata quindi può esserci erba in giro, ma non disturba mai la scalata e la linea scelta permette d scalare sempre fessure pulite. la discesa è comoda e le doppie sono rimaste attrezzate. la via invece è stata lasciata volutamente pulita, a parte un chiodo che è rimasto alla seconda sosta. la relazioniamo perchè crediamo sia meritevole e che comunque l’avventuare rimanga garantita anche relazione alla mano. inutile dire che le difficoltà sono indicative, forse anche sovrastimate visto che abbiamo trovato tutto parecchio umido in quanto aveva piovuto abbondantemente nella notte. in sintesi merita sicuramente una girata, per la roccia la linea e l’ambiente. i dettagli tecnici sono nell’immagine:

la parete, sulla dx in ombra:

il nome viene dal discorso al rifugio sull’inutilità delle guardie in quanto guardia, e sulla necessità invece di un miglioramente nell’approccio dell’uomo al sistema natura; approccio che, come evidente, non si risolve aumentando il numero di guardie, ma cambiando la concezione stessa della natura: non è il guardiaparco che ti lascia o meno entrare e ti dice cosa puoi e non puoi fare: liberi dalle guardie tutti dovrebbero poter accedere qualsiasi spazio naturale e sentirsi a casa, ma sentirsi al contempo ospiti di un’ambiente unico, che è la casa di tante altre specie che devono poterlo vivere tanto quanto noi: questa dovrebbe essere l’idea che spinge al rispetto della montagna. e in quest’ottica andrebbe riconsiderato tutto il discorso dell’economia del turismo della montagna usa e getta: a partire dai parcheggi per i suv alle piste da sci stesse, fino alla strade cementate che hanno cancellato i vecchi sentieri: tutti elementi esempio della prepotenza umana. eliminare le guardie quindi, e mandarle a fare il censimento dei camosci, che magari serve, magari no, ma intanto un candidato per questo mestiere l’abbiamo da proporre, è un membro della cordata, quello con le gambe più lunghe.. :D

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