strasfratti

scrivo queste righe con due paia di calze, e le punte dei piedi congelate. perchè la legna in una città non si trova così facilmente e il gas costa. e per farsi dare il gas si deve essere in regola. e la puzza di fumo che la mia vecchia stufa disperde nell’aria non è piacevole. ma è sopportabile. e io vivo in una casa per la quale pago l’affitto. e ho anche un frigor, totalmente inutile ma sempre un frigo. che in alcuni casi è una consolazione anche solo aprirlo e guardaralo. e poii scalda l’ambiente. e per provare a immedesimarmi questi dettagli mi aiutano.

immedesimarmi. perchè farlo? perchè aiuta a pensare.

volevo scrivere due righe riguardo il tema sfratti, caldissimo in questi ultimi tempi di inizio inverno. caldissimo visto che i vari pm si stanno divertendo a sguinzagliare i loro fedeli cani da guardia a destra e a manca a restituire alle ortiche e alle ragnatele un sacco di spazi fino a poco fa rigurgitanti cultura e socialità.
caldissimo come il fuoco al culo di chi è incazzato. incazzato nero. perchè pensa alla tranquillità di quel pm seduto in poltrona davanti alla stufa mentre lui non ha di chè scaldarsi. incazzato nero perchè quel buffone sorride compiaciuto alle immagini delle manganellate e non sa neanche come sia fatta un’arma. eppure spesso ne fa utilizzare senza farsi troppe domande. incazzato come non mai immaginando la soddisfazione disumana sulla faccia di qualcuno nel vedere in tv le lacrime di altre persone. che erano colpevoli di aver impiegato mesi per risistemare qualche muro e a fatica trasformarlo nella propria casa. e che adesso che vien loro tolta con la forza. per non essere data a nessuno, di solito, o per essere abbattuta per farvi un supermercato.

non voglio giustificare nessuno ne tessere le lodi di alcuni. voglio soltanto fare un ragionamento che parla di umanità. già, di questo credo che si tratti, ancora prima di questioni economiche o politiche o di buonsenso. umanità. perchè vedendo e sentendo ogni giorno notizie drammatiche di famiglie per strada, di spazi sociali cancellati dalla faccia della terra, mi chiedo se la gente che li comanda questi sgomberi, non la conosca questa parola. non avrà dei sentimenti? non sarà in grado di porsi delle domande?

e poi, voglio dire, non c’è solo chi le ordina le delibere di sfratto. ci sono anche tutti coloro che restano a guardare: che quando la palazzina a fianco casa che viene inavasa da frotte di poveracci vestiti da sbrirri, ai quali hanno detto che ci si diverte manganellando persone, non osano varcare l’invalicabile vetro della finestra e scendere in strada. nè tantomeno provano ad aprir bocca per ribadire a quelle persone che stanno facendo un qualcosa di sbagliato. ancora peggio sono quelli che si arenano di fronte a un altro muro: quello della conoscenza, della curiosità. sono allora colpevoli di non farsi delle domande. e di non voler provare a guadare un paio di centimetri oltre il proprio naso, o, meglio, mettere il naso fuori dal proprio giardino. ma io non ci credo, in questa seconda opzione, non voglio crederci.

anche perchè sono proprio queste persone che dovrebbero essere il cardine su cui ribaltare la medaglia. che dovrebbero palesare, agli occhi di quell’opinione pubblica che non sa chi c’è e cosa fa li dentro, l’assurdità delle pratiche repressive! individui che dovrebbero in primis rendersi conto e poi assimilare e poi divulgare come davvero un’occupazione altro non sia che un regalo, un’opportunità e una risorsa per la società.

e sempre nel mio non comprendere, la domanda che mi faccio è la seguente: le persone interessate a sgomberare gli spazi occupati sono sempre persone, sì tanto viscide, ma quanto anche benestanti. ora, il loro benestare, nel caso specifico non è un problema in se. (stessero in pace con i loro soldi!) quello che mi lascia basito è il fatto che in quanto esseri umani non abbiano neanche una briciola di cervello per rendersi conto di quanto loro stanno bene e di quanto male fanno agli altri gratuitamente ordinandone lo sgombero. di quanto il lroo stare bene non venga minimamente intaccato, nè in basso, ma soprattutto nè in crescendo!! cazzo, non hanno nessun guadagno in termini pratici loro. la loro vita non cambierà minimamente. cambierà qualche numero sul loro conto in banca, ma i gradi sul loro termostato, o le vivande nel loro frigo no! non ne hanno nessun vantaggio concreto, reale. e allora, io dico, qui subentra l’umanità. fare del male immotivato, non perchè quelle persone ti dessero fastidio o ti facessero dei dispetti, no, per il gusto di farlo? o di guadagnare dei soldi!? non avranno qualche briciola di senso dei diritti umani? possibile?! un granellino, che si traduca in coraggio magari, o anche solo in curiosità. una curiosità che li porti a provare anche solo fare finta, non dico di immedisimarsi nella situazione perchè quello sarebbe davvero troppo, ma a provare almeno a chiedersi il motivo per cui qualcuno ci è andato a vivere o a stare in quel posto freddo e abbandonato. un minimo di coraggio, non dico di andare a vedere, ma anche solo di chiedersi cosa pensano e cosa fanno quelle persone?!

e magari, esagero, anche come stanno, visto che sono esseri umani!

un goccino di curiosità per chiedersi come deve essere avere i piedi freddi e niente per scaldarsi; o come sarebbe vivere senza microonde e cancello automatico. di coraggio per provare a farsi balenare nell’anticamera del cervello la sensazione di essere sbattuti fuori casa da un giorno all’altro senza un qualcosa che assomigli a una reale motivazione!

avessero il coraggio di accorgersi che nel concreto della loro vita questo gesto infame non cambia veramente un cazzo. mentre la vita di altre persone viene rovinata. cicatrici profonde, che questi signori non si riescono neanche a immaginare.

e ancora avessero il coraggio e la curiosità insieme per provare a chiedere a se stessi la ragione nobile che li spinge a scomodare dei servi dello stato perchè vadano a sgomberare. perchè vadano massacrare e scaricare per strada, come fossero immondizia, delle persone. persone vere. coi loro sentimenti e i loro problemi. coi loro sogni in grembo e i loro figli al seguito. e la loro rabbia. soprattutto la loro rabbia e il loro odio.

provassero.
e in caso lo scrivessero qua sotto nei commenti.

oppure anche sui muri, a bomboletta.

il mio vuole essere un invito.

PS: ultime due righe sono scritte postume di qualche ora. riguardano un qualcosa che mi viene da definire sfratto anche se forse ha i connotati un po’ più istituzionali. riguardo un Kapannone AutoGestito in valcamonica, dei tanti che ci sono. che da dicembre diventerà uno spazio vuoto. assegnato dal comune formalmente ad altre associazioni che sicuramente faranno un uso di quel posto ben diverso da quello attuale. tolto, allo stato delle cose dalla gestione tumultuosa e interessante che aveva provato a prenderne le redini in questi anni e che ne aveva fatto un punto di riferimento per tutta la valle e non solo riempiendolo di iniziative di ogni foggia e genere. qua invece che barricarsi dietro la porta, visto che son tutte vetrate, potete firmare la petizione online/comunicato. una goccia nell’oceano. per dirla con madre teresa (;P). méi che nènt. per dirla in bergmasco.

https://www.change.org/p/comune-di-pisogne-vogliamo-uno-spazio

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