erbe fluttuanti

 

oggi a lezione sono arrivato puntualissimo. anzi, un minuto di anticipo. pagato col sudore di aver spinto forte sui pedali. pagato col mio sudore dai miei vicini di banco. poveracci.sono arrivato prima del professore. mi avevano addirittura tenuto un posto, in terza fila.
seduto accanto a me c’era un tizio, che non conoscevo, ma che avevo visto ancora: come capita tutti i giorni in una classe di 150 persone. costui ha bofonchiato qualcosa a inizio lezione. tipo che a lui la meccanica della macchine faceva schifo e che non ci capiva niente. e allora giocava al cellulare. credo parlasse da solo. o col suo angelo custode. non lo so. ma aveva un nokia di quelli bellissimi, da muratore, da 14 e 99. che ce l’avevo anche io prima di cadere (per l’ennesima volta) vittima del consumismo e provare l’esperienza paranormale dello “smart fòn”. uno di quei telefoni che di solito i giochi non ce li hanno neanche già installati. insomma tira fuori il suo telefono e inizia a giocare a un giochino monocolore, senza porre minima attenzione alla lezione. e gioca, orgoglioso, tipo per quaranta minuti, quando il telefono vibra una volta e muore, scarico.
il tizio, scocciato, fa alzare mezza fila di gente, prende la giacca e se ne va.

 

ora, avrei voluto dirgli: “fratello, punto primo: stai pure a casa che non te lo fa fare nessuno di venire a lezione a occupare posti alla gente che vorrebbe seguire.” ma va beh, questo non era importante, lo penso tutti i giorni.

ma soprattutto avrei voluto dirgli:” guarda se davvero hai del tempo da buttare via così, che proprio non sai cosa fartene, guarda, io darei ogni cosa per avere più tempo. ogni giorno sogno le giornate da 30, anche 36 ore. da riempire di cose belle gioiose cariche interessanti. certo, non sto mettendo in dubbio che il tuo giochino sia interessante. però bo, io domani compio 21 anni e qualche ora in più da ventenne la passerei volentieri. e sicuro non la passerei a far scorrere il tempo a vuoto. potremmo barattare il mio smartphone in cambio di qualche ora della tua giornata.” gliel’avrei detto, volentieri. forse anche perchè mi faceva un po’ pena. e invece no. non gli ho detto niente. sono stato zitto. e forse per colpa mia, tempo mezzora quel poveretto era già a casa, con il caricatore nella presa. a fare scorrere i suoi minuti fissando quello schermino monocromatico.
chissà che non abbia ancora compiuto ventun’anni!? se per caso scoprirò quando è il suo compleanno vedrò di fargli gli auguri. gli scriverò un biglietto con scritto auguri, ma anche che io di questi schifosi 365 giorni rivivrei ogni secondo. e che non mi è mai successo di dovermi scocciare pechè mi si era scaricato il cellulare. e di farsi delle domande. mi sentirò molto socratico se lo scriverò. :D
so anche già che lui mi risponderà che lui si diverte a giocare al cellulare. e che scalare montagne è altrettanto inutile. e io continuerò a non capire e portare avanti le mie inutili ragioni. e a discutere l’inutilità irreversibile del tempo. e va benissimo così.
peace. :D

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