sbadigli per sbaglio

 

sono allergico ai rossetti. e a tutte le chincaglierie e le imbelletterie. ma in particolare ai rossetti. non so perchè, ma per quanto mi riguarda hanno l’effetto opposto a quello desiderato. le tipe col rossetto proprio non le posso vedere. sono come un isolante perfetto. uno di quelli che neanche un generatore ideale di corrente. penso che i colpi di fulmine, anche quelli piccoli, che sono poco più che delle scintille, scaturiscano proprio quando queste orribili barriere, questi inguardabili ritocchi estetici, perfetti para-colpi di fulmine, scompaiono. come un albero in cima a un colle attira la scarica dal cielo, così un difetto di una tipa ti colpisce e suscita interesse, magari anche solo curiosità, ma aprono la strada al passaggio della corrente. così, come quelle placche di granito a funghi, che sarebbero lisce, e di scarso interesse, non ci fossero quelle gobbette. ma ci sono e sono proprio quelle che ti lasciano passare, che ti spingono a cercarle una a una, per trovare una maniera interessante ed estetica di salire verso la cima. sono i punti di diversità, le differenze che danno il sapore, a una placca, come a una tipa. ma differenze da cosa? dalla monotonia del liscio, o dal modello di donna perfetta, che oggi è forse la modella della televisione. differenze da un modello che proprio perchè perfetto è triste e spento e poco attraente, differenze che rendono una persona umana, che ne sottolineano l’originalità. differenze fisiche, ma anche, e ancora più interessanti possono essere le discrepanze di tipo ideologico, di tipo gestuale, di atteggiamento o di portamento.

 

l’altra mattina avevo venti minuti di cambio a porta garibaldi, e delle monetine in tasca. avevo dormito due ore scarse e decido di concedermi il lusso di un cappuccio e una brioches. così, per ammazzare il tempo. siamo in 3 in quel momento a banco, saremo 50 persone pigiate in quel baretto alle 7 e un quarto di un grigio lunedì mattina invernale di primavera. siamo in 3 e aspettaimo 3 cappucci. la tipa alla mia sinistra guarda fisso nel vuoto. il tipo alla mia sx giocherella con la bustina di zucchero. il barista appoggia due cappucci sul banco. tutti e 3 ci guardiamo, istintivamente. non c’è aria di sfida. c’è piuttosto una certa solidarietà tra noi, forse data dalla consapevolezza che quella si appresta ad essere una giornata difficile per tutti e 3, nonostante non si sappia nulla gli uni degli altri. l’atteggiamento di tutti è quello di: “aspetto senza problemi”. la tipa prova a dire qualcosa, una frase d icortesia, come “prendete pure” o simili. ma non riesce a proferire parola che le esce uno sbadiglio da dentro. uno di quegli sbadigli che dice che sei stanco della tua routine, della tua monotonia quotidiana. non hai solo sonno. uno sbadiglio di protesta alla frase di cortesia che devi ripetere ogni volta che ti relazioni con qualcuno. uno sbadiglio tanto naturale, a bocca aperta, perchè in una mano hai la giacca e nell’altra la borsa. e non te ne frega un cazzo in quel momento delle apparenze, delle convenzioni. uno sbadiglio che in realtà non lo vuoi fermare, vuoi gridarlo al mondo. ecco, quello sbadiglio era un ottimo conduttore. si è generata un po’ di tensione e nel profondo mi ha suscitato un piccolo colpetto di fulmine, che mi ha scaldato la mattinata. ovviamente ho preso io il terzo cappuccio che è arrivato un millisecondo dopo. l’abbiamo sorseggiato tutti e 3 con calma, pensando ai nostri cazzi, magari alla giornata che ci aspettava. ma anche al fatto che adesso eravamo in 3 a doverla affrontare. e mal comune mezzo gaudio. poi uno sguardo di intesa e, senza proferir parola, ognuno è scomparso nella stazione, a ficcarsi da qualche parte della metropoli milanese oppure più lontano, come me, che sono andato a prendere il mio treno e mi sono addormentato seduta stante, forse senza neanche sbadigliare.
bello insomma, che i fulmini ancora preferiscano i segnali di umanità, preferiscano indizi che avvicinano all’anima, preferiscono arrivare dritti al cuore. preferiscano le mucche sole, isolate, sulla colline, alla mandria che segue il malgaro. preferiscano le cose bizzarre, le cose semplici ma vere, piuttosto che le maschere, le prese scavate, le plastiche facciali e chi più ne ha più ne metta.

e, d’ora in poi, quando sentirò alla radio, o leggerò sul giornale di un bovino morto causa fulmine in cima a una collina, beh, penserò che quella mucca doveva essere speciale, se è stata scelta da un fulmine. perchè i fulmini, come l’amore, e come la fortuna, non guardano in faccia a nessuno, ma guardano nell’anima e colpiscono dritto al cuore.

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