la mia macchina fotografica, poveretta. ne ha fatti di voli e ne ha presi di colpi e ne ha passate di notti al gelo, dimenticata nello zaino o in macchina. ma ne ha visti di panorami paura, ne ha viste di scene critiche, di pareti, di facce, di posti. non ne ha viste di feste: alle feste non la porto la macchina fotografica e lascio che siano altri a immortalare le scene epiche. alle feste non la porto anche perchè sicuramente la dimenticherei in giro, oltre al fatto che le foto delle feste sono sempre incriminatorie. e voglio avere la coscienza a posto. :D
non era neanche tanto vecchia, tutto sommato, anzi, è durata meno di 10 mesi, ho scoperto. l’ho scoperto l’altro giorno, quando l’ho trovata sulla scrivania, con l’obbiettivo aperto, spenta, con gli occhi sbarrati, morta. ho provato a prestarle le mia cure, tra compressori e minicacciaviti, ma niente da fare. a un certo punto, sullo schermo sono comparse le ultime parole di congedo, che suonavano come: “obbiettivo ostruito”, poi la scritta <kodak> ha messo fine alla sua breve ma intensa vita. era una semplice macchinetta digitale da 50 euro, e, strano ma vero, per una volta l’avevo comprata in un negozio (perchè neanche ebay batte le offerte da 50 pezzi dell’adamello (centro commerciale non la montagna: quella non fa mai sconti.. :D)). inoltre, avevo addirittura conservato lo scontrino nella scatola, e, ancor più strano, mi ricordavo anche all’incirca dove l’avevo mess aal scatola. così, eccomi lunedi mattina in fila al banco assistenza del supermercato. la tipa, stragentile, la prende, la guarda, mi guarda e mi chiede: cos’ha che non funziona? glielo spiego, annuisce, mi propone un paio di soluzioni DIY che avevo gia provato, quindi mi chiede: cosa le è successo? un attimo di panico. me l’aspettavo questo domanda (un genio sono!) e avevo pensato un minimo come rispondere. tuttavia di fronte all’evidenza della situazione cado lo stesso in questo istante di imbarazzo. avrei potuto raccontarle di come una volta l’avevo dimenticata in sosta su una cengia e l’ho recuperata scendendo in doppia; o di quando mi è rotolata giù per un canale per 50 metri per fermarsi su un ciuffo d’erba, ancora accesa; o di quando salendo al Carrel, mentre cercavo di bere da un ruscello, mi era caduto lo zaino e, rotolando, si era fermato in una pozza d’acqua, completamente fradicio, ma la fotocamera aveva resistito ed era subito ripartita. ma avevo pensato non fosse il caso e, ripresomi dall’istante di smarrimento, resto fedele al copione. quanto al dirle come si era rotta non avevo preso invece decisioni a priori, quindi temporeggio un attimo: avrei potuto raccontarle della sua vera fine: ma ancora più difficile sarebbe stato spiegarle che si era rotta semplicemente stando appoggiata sulla scrivania (cosa che peraltro non è ancora molto chiara neanche a me!!) così, alla fine, le ho semplicemente risposto: -niente! non le è successo niente.- mi attendevo perplessità da parte sua, invece, con una faccia lievemente stranita ha annuito, ha compilato un modulo, l’ha riposta nel suo imballaggio, mi ha fatto firmare due carte dove mi dicevano che c’era una multa di 10 euro se per caso il danno non fosse rientrato nella garanzia. e poi si è ripresa la mia fotocamera e l’ha messa in un cassetto. e mi ha detto che mi contatteranno loro. grazie e arrivederci. chissà.
intanto (o in poco?) il blog resterà senza immagini. e la mia macchina fotografica verrà archiviata (figurati se la riparano). nata, come tantissimi altri inutili prodotti usa e getta che fanno girare l’economia globale, in una chissàdove dispersa fabbrica cinese, finirà nella spazzatura nel retrobottega di un supermercato della valcamonica. e poi via gomma probabilmente finirà all’inceneritore di brescia. e ce la respireremo, tra qualche giorno o tra un mesetto.e chissà che, respirando a pieni polmoni, a qualcuno capiterà una qualche visione, di una corda doppia, o di un tizio che scioglie la neve, o di un tramonto sul lago d’iseo.