concerti dalla fine del mondo

Uno dei concerti piu belli della mia vita. È stato perfetto. Ho avuto i brividi dalla prima canzone che abbiam sentito all’ultima.

Sono arrivato direttamente da torino, dove avevo appena fatto l’ultimo esame della sessione estiva (e vaccaboia forse ste giro l’ho pure passato!). Ho puntalmente perso la coincidenza in portagaribaldi per la pigrizia di un’assistente italo, che non aveva voglia di controllarmi il binario a cui saremmo arrivati. Alla faccia dei luoghi comuni che vedono solo gli operatori statali fancazzisti.
Sono andato in centrale, ho preso il mio bg e sono arrivato puntuale in stazione alle 21.58. come da programma gli altri eran gia li a prendermi. Una macchina organizzativa che ha funzionato addirittura meglio del previsto.
E a bordo di un affollatissimo pandino giallo, che da grandeaspirerà alle poste italiane technicolor, troviamo addirittura la festa al primo giro, e pure parcheggio! ;D epiche scene di insulti per il posto auto si risolvonop nel migliore dei modi! (insomma, tutto alla grande: dovevo pensarlo che la serata era iniziata troppo bene!)
cisco è li, sul palco, coi suoi fedeli musicisti raccattati in giro per l’italia e l’europa, scelti con cura per la loro bravura e soprattutto per il loro amore per la musica irlandese e non. Il palco non è enorme, e loro lo riempiono, di contenuti, di musica, di strumenti e di energia.
Arriviamo sulle note di una canzone che non conosco, strano, ma non facciamo a a tempo a piazzarci davanti al palco che inizia la prossima: sarà oltre il ponte! già sento l’adrenalina scorrere, non potevam sperare in un inizio migliore! Da quanto non sentivo questa canzone dal vivo? Quante volte l’ho fatta riprodurre al mio mp3 nel frattempo!? Si inizia a ballare e si inizia a dar alito al pogo che all’niizio scarrseggia, ma che pian piano prenderà corpo fino a contagiare con la sua energia gran parte del pubblico. Il concerto continua con una sfilza di pezzacci, andando piano indietro nel tempo: viva al vida, il presidente, e poi un pezzo che mi lascia sempre senza parole: la legge giusta! Una canzone carica come non mai, dove rieccheggiano i fatti di genova, dove riesccheggia tutto il primo decennio della seconda repubblica coi suoi scandali mediatici e mafiosi, dove l’egemonia americana viene palesata e urlata rabbiosamente, quasi a voler buttar fuori il veleno, sotto forma di lacrime nere. E li, guardando quest’omone tranquillo dietro la sua chitarra, con ancora un’enorme indignazione negli occhi, sfogo la mia rabbia e la mia gioia di essere lì e di sentire quella canzone, cantando e ballando con tutta l’energia che ho nel corpo! C’è una fratellanza di fronte a certe canzoni che è qualcosa di imparagonabile.
E poi ancora, i cento passi col tamburello irlandese, un’altro pezzo che volente o nolente emoziona tutti, perchè peppino, per la nostra generazione, è un esempio quanto mai vivo, noto a tutti grazie anche alla grande campagna di promozione del suo operato, come di quello di tutte le altre vittime di mafia, svolta da libera, nelle scuole, nelle piazze e non solo, sempre con grande impegno ed entusiasmo. Cisco dal palco dedica un pensiero anche a tutti loro, sia alle vittime di mafie, che ai sostenitori e promotori di libera, e a tutti coloro che lottano contro le mafie. E quindi, forse, anche a noi.
Pausa di metà concerto, dal pubblico, compatti, intoniamo contessa. E i musicisti, attenti e disponibili, appena risalgono sul palco partono a suonarla e a cantarla insieme a noi, quasi non aspettassero altro. E dopo contessa si resta nel contesto del 1992, e quarantanni, uno dei pezzi che forse preferisco e che credo più incarnino l’essenza dei modena. Uno dei pezzi dove la rabbia tracima, dove si può ballare meglio, che si possono cantare a squarciagola dall’inizio alla fine. Uno dei pezzi che ahimè, dopo più di vent’anni, come ricorda ancora cisco dal palco, sono più che mai attuali.
E poi una canzone meravigliosa, “’a m’in ceva un caz!”, una strofa la canta il violinista, e poi si mettono a improvvisare di jhonny cash e di ballate. La festa esplode, ballano anche gli alberi.
E poi, per finire, ciliegina sulla torta, bellaciao, che dopo vent’anni sempre da quel 1992, è ancora bellaciao, e poi ninnananna, quella vera, quella dei modena, di cisco e dei modena, non quella fasulla che fano adesso i modena ai loro concerti.
E poi scialanza in un prato, programmi per l’estate, una birretta e una foto di gruppo col magico cisco, e così, pian pianino, la festa sfuma nella notte. Grandissimo.

cisco e noi villa d'almè 25-7-13

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ritirate termocinetiche

ti guardi intorno. perchè quei 5 fogli che hai davanti li hai gia letti e riletti; e ne hai ricavato abbastanza poco. ti guardi in giro e la prof giù in fondo ha gia capito che se hai tempo per guardare in aria hai poco da scrivere. e sarà dura che passerai l’esame.
sono li seduto, tutti gli altri scrivono, piegati sui loro fogli di protocollo. in questa situazioni penso molto, sono a mio agio. mi interrogo, ad esempio, sul valore che do al tempo. ho quattro schifosi appelli all’anno. questo era uno di quelli, e me ne sto qua a bighellonare. non so cavare un ragno dal buco. questi affascinanti esercizi di termocinetica sono sì stimolanti e curiosi. ma sono anche impestati. e ci avevo detto che le relazioni ce le avrebbero date, ed ero così tranquillo che non ho neanche fatto i bigliettini. e allora bo, forse mi stanno prendendo in giro. o forse ho sbagliato tutto nella vita ed era meglio essere su un cantiere a spostare sacchi di cemento. oppure semplicemente è anche questo il bello dell’ingengneria. la sua capacità di farti abbassare la testa. come la valle dei mulini e le sue gradazioni old style. se non studi c’è poco da fare. se non ti impegni non vai lontano. se non ti alleni, sarà dura alzarsi da terra. a me viene naturale vederla in quest’ultima ottica. e questi momenti me li gusto appieno. mi sento vivo, mi sentio li, sul momento, nel posto giusto al momento giusto, ma non mi sono preparato abbastanza. però insomma lo sapevo, ho scelto io di venirci. e mi voglio vivere questi istanti, godere la mia incapacità, che un giorno potrò con orgoglio dire di aver superato.
io solitamente la vedo così. come una cosa perfettamente normale. al prossimo appello vedrò di arrivare piu incazzato, piu deciso e piu pronto. coì da andare via rapido sulla prima parte di resistenza, mastincando gli esercizi di routine; arrivar fresco al singolo a metà, inchiodando senza esitazioni l’esercizio tranello, superarlo di slancio per tranquillo passeggiare il muro finale, ritoccando gli errori, sistemando le sbavature.
e me ne resto li, aspetto, guardando il muro imbiancato male. appeso come un salame. “se volete ritirarvi no problem, consegnate tutti i fogli e su ciascuno scrivete “RITIRATO”.” queste le istruzioni che ci ha dato all’inizio. queste le istruzioni che dovrò probabilemnte eseguire. ma è la prima volta che proprio mi ritiro. di solito ci provo sempre duro, prima di arrendermi. fisso il nulla e ci penso un po’. un bel po’. addirittura per un attimo provo a fare un ultimo tentativo, chiedo corda e batto sulla calcolatrice. ma non c’è niente da fare, la correlazione di “churchill e berntein” è già bello se l’ho letta una volta, figuriamoci ricordarsela a memoria. temporeggio ancora un attimo, ma non c’è niente da fare: proprio i movimenti del chiave non mi vengono, è inutile, non tengo quelle tacche, nè quella correlazione in tasca. e allora alla fine mi arrendo; e scrivo piano, con la mia biro bic blu nuova di zecca, quel “ritirato” sopra al mio nome, e alla mia matricola. quasi meglio essere un numero di fronte a una prestazione del genere? mai. un fallimento? non credo, è stato bello, come sempre, essere qua. mi piace molto questa atmosfera da esame; mi piace sorseggiarmela e so che mi mancherà quando vivrò altre situazioni. mescolarsi con questi ragazzi coi quali condivido un percorso, simile sulla carta, ma che ognuno di noi vive a suo modo; assaporare questo clima di tensione misto a solidarietà: una soldarietà che era nell’aria da mesi, nata dal condividere pesanti giornate di politecnico, di colpo si palesa e tutti sono, all’improvviso, amici di tutti. come tra i passeggeri che aspettano un treno in ritardo causa sciopero. mi piace essere parte di questa situazione e al contempo restarmene nell’ombra, essere li nell’angolo e osservare, in silenzio. spiare con pudore la disperazione di chi sperava in un gran risultato, ammirare la tranquillità di chi è riuscito; gustarsi la desolazione e il trambusto nell’animo di chi proprio una mazzolata così non se l’aspettava.
prendo coraggio, mi alzo, consegno, sorridente. cosa penserà di me la prof? è intenta a parlare con le sue bambine, mi caga poco, le do il compito, prendo le mie cose e mi incammino. salgo le scale in mezzo all’aula incrociando qualche sguardo: occhiate intorrogative: già finito? com’è andata?; altre curiose, e altre supplichevoli di suggerimenti che aihmè, oggi proprio non posso dare. salgo piano, esco nel sole di luglio. salto in sella alla mia bici e pedalo per una torino sempre meravigliosa, anche se troppo calda; è strano da dirsi, ma mi piacciono un sacco gli esami, gli esami in generale, indipendentemente dal loro esito. poi certo, passarne anche qualcuno ogni tanto è comunque una spinta per l’autostima, ma bisogna lavorare sodo. insomma, come sempre, allenarsi! :D

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